Fai un podcast.
Lorenzo Brillo ti spiega come.
Abbiamo fatto quattro chiacchiere con il content editor di VOIS.
Fai un podcast.
Lorenzo Brillo ti spiega come.
Abbiamo fatto quattro chiacchiere con il content editor di VOIS.
Di podcast se ne parla già da molti anni, ma a quanto pare non abbastanza perché sembra che ci siano ancora tanti aspetti poco chiari di questo mezzo di comunicazione, soprattutto quando viene utilizzato da brand di diverso tipo. Abbiamo quindi pensato di fare un po’ di chiarezza chiedendo a chi del podcast ne ha fatto un mestiere. VOIS è una podcast creators company che realizza contenuti audio insieme ad autori e podcaster di talento con lo scopo di intrattenere, far riflettere, approfondire e liberare l’immaginazione di ognuno. Scambiando quattro chiacchiere con Lorenzo Brillo, content editor dell’azienda, siamo riusciti a rispondere ad alcuni dubbi e curiosità. Non ce la siamo sentita di chiedergli cosa fosse banalmente un podcast, volevamo piuttosto sapere dal suo punto di vista cosa ci fosse dietro questa “macchina” e quale fosse il segreto per un podcast di successo.
“Sono molti i podcast realizzati da importanti realtà editoriali e giornalistiche come Il Sole 24 Ore, Will Media o La Repubblica – giusto per fare qualche esempio – ma altrettanti sono anche i podcast che hanno come unico scopo l’intrattenimento, appartenenti quindi al genere comedy, true crime, cultura e società e molti altri.
In riferimento al true crime per esempio parliamo di uno dei generi in assoluto più popolari non solo nel mondo italiano dei podcast ma anche a livello internazionale.”
Non contiamo sulle dita di una mano gli amici che si dicono super appassionati di true crime, dall’italiano all’internazionale. Dai loro racconti sembrava quasi che sviluppassero una sorta di dipendenza, un po’ come quando trovi la serie tv che ti piace così tanto e non riesci a staccare gli occhi dallo schermo.
“Quello che è certo è che un podcast può parlare di tutto. Limitarlo alla sola informazione sarebbe riduttivo. Sarebbe come dire che i video servono solamente a fare informazione. Facendo finta di non vedere che esistono video musicali, video divertenti, video sulla natura e mille altre tipologie in grado di coprire tutte le sfaccettature dell’intrattenimento.”
“Grazie alla sua natura di “medium di sottrazione”, il podcast ti permette infatti di colmare quel vuoto causato dalla mancanza della componente visiva con la tua fantasia e di renderti così partecipe al processo di costruzione e visione della storia.”
L’autenticità invece riguarda il secondo vantaggio che il podcast ha sul formato video. Quante volte ci siamo soffermati sulla mancata naturalezza dei colori, della luminosità, sulla post produzione che ci portano a dubitare la veridicità di quello che stiamo guardando. Quanto di quello che guardiamo sullo schermo è effettivamente vero?
“Nel caso dell’audio, invece, raramente dubiti che la voce che ascolti sia stata modificata o che non rappresenti la realtà. Tutti noi riceviamo quotidianamente decine di messaggi WhatsApp audio da parte dei nostri familiari ed è sempre la loro vera voce. Non ci chiediamo mai: ma saranno davvero loro?”
Se ci pensiamo poi la mancanza dell’elemento visivo rappresenta una lama a doppio taglio nella vita di tutti i giorni: se da una parte fornisce più elementi che ci tengono incollati allo schermo, dall’altro lato il resto delle attività che richiedono l’utilizzo della vista sono più che limitate.
“Differentemente dal video che presuppone non solo di ascoltare ma anche di guardare lo schermo, il podcast ti permette di ascoltare una storia mentre, per esempio, aspetti i mezzi di trasporto, cucini o fai sport. In un’epoca caratterizzata da una vita molto frenetica e stressante, il podcast si pone come una sorta di evasione dal mondo circostante ma mentre si è immersi nella quotidianità e nella routine delle nostre attività.”
Le statistiche mettono le nuove generazioni tra i maggiori fruitori dei podcast; ci siamo chiesti allora se siano proprio questi gli elementi fondamentali che possano aver portato il podcast ad essere uno strumento sempre più giovane. Essendo lui stesso appartenente a questa categoria generazionale, la risposta di Lorenzo è più che rapida: “Il podcast è nato come strumento soprattutto per i giovani perché – perlomeno in una fase iniziale – aveva una barriera di accesso: la tecnologia. Sono stati proprio gli early-adopters, ovvero coloro che sono più inclini a provare nuove tecnologie e nuovi strumenti di comunicazione ad abbracciare il mezzo.”
Che cos’è un Branded Podcast?
Quando si parla di Branded Podcast, per definizione facciamo riferimento a un podcast creato a fini di marketing per la promozione dei valori e degli ideali di un’azienda e costituito da contenuti che siano in grado di attrarre l’utente senza dare vita ad un infomercial. Quando da VOIS si inizia un progetto, le prime cose da chiedersi sono:
1- Chi vorremmo che ascoltasse questo podcast?
2- Perché dovrebbe andare a cercarlo e premere play?
Per esempio, di cosa potrebbe parlare il podcast di un supermercato?
“Per esempio, il branded podcast di un supermercato potrebbe raccontare una storia d’amore nata tra le corsie di un reparto e raccontata dal punto di vista di una cassiera/psicologa, che conosce tutti nel quartiere. Oppure, andando in direzione completamente opposta, potremmo realizzare una guida pratica per comprendere la sostenibilità di ogni prodotto, dai detersivi agli alimentari.”
Parlando di supermercati e podcast ci viene in mente un’altra curiosità: chi vi contatta? Quali sono le richieste più strane o i progetti più interessanti?
Se dobbiamo pensare ai progetti più “sfidanti” ci sono sicuramente quelli che abbiamo curato in ambito farmaceutico, su tutti MIELO-Spieghi Podcast, che ci ha portato a parlare di neoplasie mieloproliferative, delle patologie rare la cui prima sfida è stata imparare il nome.
Tra i progetti più interessanti non possiamo poi non citare Beyond Sound, un podcast che parla di alcune grandi infrastrutture in realizzazione. Questo progetto, vincitore del premio da parte de ilPod come migliore branded podcast italiano del 2021, ci ha portato a girare l’Italia per raccontare in presa diretta queste opere e i territori in cui stanno nascendo. Sono così emerse storie di cambiamento e di grandi sfide tecnologiche, raccontate dalla voce degli stessi protagonisti e dai suoni raccolti durante il viaggio.”
Tra l’altro VOIS ha pubblicato proprio nell’ultimo mese il suo primo podcast originale, Cartoline dall’Italia, dedicato alla scoperta del Bel Paese con i suoi successi, le contraddizioni, le storie dimenticate.
Dalla risposta ci si rende subito conto che questo tipo di progetto non solo richiede impegno, precisione e dedizione, ma soprattutto tempo e fatica. Quindi, con fare spudorato, abbiamo domandato a Lorenzo se si può a tutti gli effetti vivere di podcast.
“Nel caso del branded podcast il discorso è relativamente facile: i costi di produzione sono coperti dal brand e quindi la sostenibilità è in qualche modo garantita. Se pensiamo però al mondo del podcasting indipendente questa è indubbiamente la domanda delle domande in un mercato giovane come quello del podcast in Italia. Per essere onesti, non esiste una risposta esatta. Sono infatti molte le vie che possono essere percorse in vario modo, anche in combinazione tra di loro.”
Di strade suggerite dall’autore di VOIS ce ne sono e anche numerose. Tra tante, quella di creare una community attraverso piattaforme come Patreon, dove l’ideatore del podcast viene sostenuto dalla fanbase, oppure con la vendita di contenuti extra attraverso le principali piattaforme di ascolto (si tratta di una modalità ancora sperimentale, ma che può rivelarsi molto interessante per il mercato).
“In VOIS, per esempio, abbiamo deciso nel corso del 2021 di creare un podcast network – VOIS Network – che possa aiutare i podcaster a far crescere i propri progetti e a monetizzarli attraverso inserzioni pubblicitarie e altre collaborazioni con brand. Nell’ultimo anno due dei podcaster del nostro network – Max Corona di “Storie di Brand” e Gianpiero Kesten di “Cose Molto Umane” – sono stati contattati da alcuni brand per realizzare degli spin off del loro podcast che utilizzassero il loro tone of voice e il loro tipo di storytelling per raggiungere degli obiettivi di comunicazione del brand stesso.
Se vogliamo comunque trovare un minimo comune denominatore a tutte queste modalità, per vivere di podcast è fondamentale riuscire a creare una community fedele di ascoltatori, con cui coltivare un rapporto forte e diretto. Solo in questo modo le modalità di cui abbiamo parlato possono funzionare davvero.”
Allora è proprio su questo che vorremmo focalizzarci infine: la community, la fanbase, l’alto tasso di ascoltatori di podcast che continua a crescere, a cambiare target e argomenti trattati, che evolve e coinvolge ogni giorno sempre nuovi creatori, un mezzo per nuovi guadagni e ricavi. Ci siamo posti, e l’abbiamo poi posta a Lorenzo, la fatidica domanda: il podcast è una moda del momento o una forma di infotainment che ne sta sostituendo altre?
“Quando uno strumento di comunicazione vede numeri in costante ascesa e soprattutto un folto gruppo di creator in costante aumento non si può parlare di moda passeggera. Basti pensare che in Italia, secondo la ricerca IPSOS, nel 2019 gli ascoltatori di podcast erano 7 milioni. Cifra arrivata a 11.1 milioni di persone negli ultimissimi dati relativi al 2022.
Il podcast è poi uno strumento nato per restare perché raccoglie in sé delle caratteristiche a cui siamo abituati e che amiamo dall’inizio dei tempi: la voce, l’audio, le storie, il racconto, le emozioni. Cambia il mondo in cui fruire questi elementi. Cambiano le modalità in cui si raccontano le storie. Ma non ci stancheremo mai di ascoltare una storia o di ascoltare una voce che ci vuole comunicare un messaggio e trasmettere delle emozioni e sensazioni.
Il podcast è poi il regno dell’audio in un mondo invece dominato dalle immagini e dalla componente visiva. E questa “eccezionalità”, premiata da numeri in costante ascesa, testimonia il nostro bisogno di uno strumento che finalmente ci dia voce al di là di ogni costruzione, di ogni apparenza, di ogni filtro o di ogni illusione del perfetto tipica dei social media basati sull’immagine.”