Dieci anni fa.
Dieci anni fa.
Siamo agli albori di un’esperienza di città diversa, che chiede riscatto e vuole una rivincita per anni infelici e ingiusti.
È quasi primavera e nel cortile di via Paladini 8, ancora spoglio di arredi e piante, c’è un via vai di persone.
Stiamo organizzando quello che rimarrà uno dei simboli della rinascita milanese: Milano Libera Tutti, il concerto del 10 maggio in stazione Centrale che vedrà oltre 40.000 persone ritrovarsi davanti e sotto ad un palco per cambiare il destino generale della città.
Ci scontriamo con la burocrazia, gli ispettori Siae, Asl, enti mai sentiti prima, banche, finanziatori, anche tra di noi ogni tanto, scopriamo la difficoltà e la responsabilità del lavoro, come datori e come lavoratori, ci mettiamo tutto e forse anche troppo e dopo cinque anni inizia un’altra immensa esperienza in viale Toscana 31 dove impariamo che non sappiamo abbastanza.
E non lo facciamo per un capriccio.
Ciò che ci muove è fare di tutto perchè sia anche colpa nostra questa città, e questa vita che ci costruiamo dentro.
Dipende da noi, nel bene e nel male, da chi vive le cose, le pensa, le mette insieme, ci prova, si arrabbia, le mette in discussione, le cambia.
Stare in mezzo alle persone è la cosa che abbiamo imparato a fare in questi dieci anni, capendo anche che non si può piacere a tutti, ognuno ha una sua identità, una sua storia che porta avanti malgrado tutto. E i luoghi non sono solo uno sfondo o uno scenario, fanno parte di queste storie e delle persone che le vivono.
Quest’anno lungo che sembra non finire, tra chiusure forzate, a singhiozzo, attività ferme, abbiamo però compreso il valore inestimabile di tutte queste cose, errori e liti compresi, e che siamo per forza di cose animali sociali e senza potersi vedere, toccare, confidare, parlare, ascoltare siamo a metà.
Abbiamo anche scoperto che ci basta poco per sentirci soddisfatti e felici, che ci serve dello spazio, e che sia pubblico il più possibile, dove poter stare con gli altri.
In questa città di quartieri e di persone, di torri, di week, di bolle immobiliari, di conflitti sociali, di spazi occupati, di diritti repressi, di privilegi, di ambizioni, di storie semplici, di sogni comuni, dopo dieci anni però la cosa che più ci fa felici è sapere di poterci bere qualche birretta con gli amici.
Questa birra la dedichiamo a te se anche solo per qualche minuto hai condiviso parte della tua bella vita con noi, tra le mura di via Paladini 8.
A presto amici!
Nota storica:
Perchè Acquabella?
(tratto dal blog Milanocittàstato.it)
La zona intorno a Piazzale Susa era un tempo ricca di pozzi artesiani che portavano in superficie l’acqua fresca che scorreva in profondità. Queste piccole sorgenti davano vita a numerose marcite che avevano portato, a loro volta, alla costruzione di molte cascine e piccoli borghi agricoli.
La rigogliosità del quartiere era in netto contrasto con quello, poco distante, dell’Ortica che deve proprio il suo nome ai terreni non coltivati e alle molte ortiche che vi crescevano, sintomo di carenza d’acqua.
In corso Plebisciti, tra le vie Gozzi e Cicognara, si trovava, fino agli anni ’50, un’antica cascina costruita probabilmente nel 1400, che diede proprio il nome all’intera zona. Il casale era stato infatti battezzato Acquabella, per via della presenza della roggia, un canale artificiale, che giungeva in Piazzale Susa.
Oggi, i pozzi, la roggia e le cascine sono scomparse e rimangono un ricordo, come quel nome, Acquabella, ormai non più molto usato.